Partiamo da questo presupposto, la pensione non sarà sufficiente per mantenere un reddito dignitoso per l'intera popolazione.
Noi tutti siamo cresciuti fin da piccoli con l'idea di dover lavorare tutta la vita per poi ritirarci in pensione con un reddito garantito. Ci hanno insegnato che dopo anni di molta fatica saremo ricompensati e ripagati dallo Stato del duro lavoro e dei sacrifici tanto sudati.
Quindi, non solo ci insegnano che aspettare la fatidica età pensionabile sia giusto, ci obbligano anche a versare i dovuti contributi mensilmente per costruire, mattone per mattone, il nostro reddito futuro. Ciò è in linea di principio giusto, moralmente etico e premia gli sforzi di una vita. Siamo tutti d'accordo.
Inoltre, guardando al passato è un modello funzionante. Negli anni precedenti al boom economico, la domanda di forza lavoro riusciva a soddisfare pienamente l'offerta, e il successivo sviluppo tecnologico mondiale ha sostenuto la crescita di ogni Stato sviluppato, che, seppur continuando ad indebitarsi, è riuscito a pagare i contributi di tutti i pensionati.
Ora, questo modello è teoricamente funzionante, se si esclude il contesto.
Infatti, l'erogazione sempre maggiore di pensioni, seppur necessario per sostenere anziani non più in grado di lavorare, ha contribuito ad esacerbare la situazione economica italiana. E lo Stato, più o meno recentemente, è corso spesso ai ripari tentando di modificare leggi e riforme per rendere questo modello sostenibile in vista del futuro, spesso senza risultati.
Anzi, i risultati ci sono stati: continue modifiche alla legge e riforme più politiche che economiche che hanno creato incertezza sul futuro dei lavoratori italiani.
E questo è facilmente dimostrabile. Voi sapete i vostri numeri sulla pensione?
Facciamo un tentativo. Provate a pensare:
1. Quando andrete in pensione? A che età?
2. Quale sarà l'importo della vostra pensione?
Alcuni di voi sapranno rispondere, e ciò è un ottimo inizio. Nel caso chiedetevi se l'importo stimato vi soddisfa e continuate a leggere, ne varrà davvero la pena ve l'assicuro!
Tuttavia, sono certo che in molti non sanno rispondere a nessuna delle due domande. Mi sbaglio?
Se è così, non preoccupatevi, è normale, ma ciò deve servirvi come primo campanello d'allarme per trovare soluzione alternative (ne parlo anche
qui).
Vi assicuro che alla fine di questo articolo troverete talmente tanti campanelli d'allarme che trovare alternative non sarà più un'opzione, ma una necessità!
Ora quindi cerchiamo di sviscerare i problemi fondamentali della pensione e capiamo insieme perché non è più possibile aspettarsi che la pensione vi garantirà un reddito dignitoso in futuro.
SPESA PUBBLICA
In passato, il governo è riuscito a sostenere le spese per le pensioni per i nostri nonni, è vero. Ma il mondo era completamente diverso.
Erano gli anni del boom economico, di crescita e sviluppo smisurati per l’Italia e il resto del mondo. Lo Stato riusciva a far fronte alla spesa necessaria per garantire un reddito onesto a ogni anziano che raggiungeva e superava l’età pensionabile.
Ora la situazione è cambiata, internet, la globalizzazione, lo sviluppo tecnologico, le difficoltà economiche, le crisi finanziarie (DotCom e Grande Recessione)... il mondo è cambiato. Tutto va a una velocità diversa, crisi e sviluppo sono più accelerate, tanto che negli ultimi anni post-recessione il mondo ha avuto una crescita esponenziale in confronto al passato.
In Italia, "la crisi" sembra non finire mai, mentre in altri paesi come gli USA è finita da un pezzo, anzi è anche seguito un periodo di sviluppo economico sostanzioso. Siamo da anni in un circolo vizioso di disoccupazione, alta tassazione, sottosviluppo, crescita del debito pubblico e precarietà economica. In termini pratici, ciò incide moltissimo sulla spesa per le pensioni che lo Stato ha l'onere di sostenere.
Facciamo parlare i dati. Nel 2015 la spesa per le previdenza ammontava a circa 218 miliardi, contro un introito netto dell'INPS di 191,3 miliardi (dato da contributi dei lavoratori, imprese e Pubblica Amministrazione). Il basso tasso di occupazione infatti non aiuta i conti dell'INPS, che non ha entrate a sufficienza (contributi) per coprire le uscite (pensioni erogate) ogni anno.
Questo gap da è coperto dallo Stato, che è costretto ad accollarsi le spese di una economia sproporzionata, attingendo dalla fiscalità generale e dal debito pubblico, e togliendo fondi che potrebbero essere allocati in investimenti e sviluppo economico.
Vediamo qui alcuni grafici raffiguranti la spesa statale per le pensioni: